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Perché i paesi poveri della UE sono i più spietati coi greci.

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Perché i paesi poveri della UE sono i più spietati coi greci.

Maurizio Blondet - 25 luglio 2015
Perchè? In Bulgaria il salario minimo legale è sui 180 euro mensili. In Slovacchia, sui 380 euro (il paese, entrato nell’euro nel 2009, con una crescita del 3%, si sente il migliore scolaro della classe). Il salario minimo di Lettonia, Lituania ed Estonia è sotto i 400 euro. Sono stati i loro governi i più accesi a non voler fare più prestiti alla Grecia: dove il salario minimo è 684 euro mensili, nella media europea (in Francia e Germania, è vero, è sopra i 1400 euro)
“Anche noi vogliamo dare di più di salari e pensioni”, ha detto il capo del governo bulgaro Boiko Borisov (centro-destra) a Bruxelles il 25 giugno: “E chi non vorrebbe? Ma noi rispettiamo la disciplina finanziaria!”. La Bulgaria è in crisi senza sbocco dalla caduta dell’URSS, i greci “solo” dal 2009. E’ il paese più povero della nuova Europa, e il più vicino ai tedeschi (i più ricchi) nel sentimento anti-ellenico:quelli sono sfruttatori, noi abbiamo fatto i sacrifici e loro no. Oltretutto, quelli di Syriza sono “comunisti”, uno straccio rosso che in quei paesi fa’ accecare di rabbia, dove l’antisovietismo è stato facilmente virato in russofobia, come fa’ comodo fra Bruxelles e Washington.
“Noi estoni facciamo economie e viviamo sobriamente”, esclama Merit Kopli, direttore del maggior giornale estone, intervistato dalla AFP. La Lettonia, entrata nella UE nel 2004, nel 2008-2009 ha subito la più grave recessione avvenuta nel mondo, con un tracollo del suo Pil del -25%.
La conclusione è quella di un commentatore francese:
“I paesi più poveri dell’euro hanno fatto molti sforzi per far parte del club, e sono fieri della loro povertà, che li innalza al rango di buoni allievi. E’ una ammissione: per entrare nel campo europeista bisogna accettare la povertà. La Grecia non l’accetta, e allora è lo scolaro cattivo”.
Questi paesi miserabili sono ovviamente la fonte di manodopera a basso costo per la Germania, che così compensa il suo invecchiamento demografico e può svincolarsi dall’immigrazione turca e mantiene, anzi acuisce, la sua “competitività”. Si dice che per una norma della direttiva Bolkenstein (immigrazione temporanea) migliaia di lavoratori di bassa qualifica si affollano alla frontiera all’inizio di ogni mese, lavorano senza interruzione tre settimane, e la quarta ripassano la frontiera e spendono lì il potere d’acquisto guadagnato nella grande Germania. Pesando per tutte le spese sociali, naturalmente, sul loro paese, non sulla casse tedesche.

Torna “l’Ancien Régime”. Peggiorato.
Il fatto che questi miserabili condividano di tutto cuore il giudizio dei loro padroni sui greci, fannulloni che vivono sopra i propri mezzi, non è una stranezza. L’Europa ha conosciuto già questo tipo di atteggiamento: le guardarobiere, le dame di compagnia, i maggiordomi, i valletti in livrea che precedevano la carrozza dei grandi nobili (non a caso chiamati laquais, “lacché”) erano i più forti e convinti sostenitori del sistema nobiliare, ne custodivano l’etichetta più inflessibilmente delle principesse e contesse, condividevano il disprezzo dei granduchi per gli artigiani che supplicavano (invano) d’esser pagati e si rendevano molesti, cacciavano i miserabili che elemosinavano lavoro alle magioni; quando la Rivoluzione cominciò a spiccare le teste delle loro Altezze, non pochi di loro, con commovente fedeltà, ne seguirono il destino fin sotto la forca.
Evidentemente succede in modo ricorrente in ogni società dove vigono estrema diseguaglianza, privilegi, blocco dell’ascesa sociale, eccesso di manodopera non qualificata e precaria, assolutismo. Che a questo ci abbia portato (riportato) l’Unione Europea, dopo due millenni di civiltà e secoli di eguaglianza e lotte sociali vittoriose in Europa, è un interessante scherno. Non era certo così che hanno gabellato ai popoli la moneta comune. Sul web ho trovato un discorso con cui il presidente Jacques Chirac convinceva i perplessi francesi della necessità di entrare nell’euro. “Vi porterà prezzi più bassi, nuove quote di mercato, …

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